Storia del conflitto


A cura di Gaia Buonocore, classe 5BL

2014

Novembre 2013 - febbraio 2014: il presidente ucraino Yanukovich annuncia che il governo rifiuta di firmare un accordo di associazione con l’UE, affermando che la decisione è stata motivata da una pressione da parte della Russia. All’indomani della decisione i cittadini ucraini danno inizio a una serie di manifestazioni violente, note con il nome di Euromaidan (Maidan è il nome di una piazza a Kiev), occupando il municipio e il ministero della giustizia. Le tensioni spingono Yanukovich a fuggire in Russia il 22 febbraio.

18 marzo 2014: Annessione della Crimea alla Russia. La Russia dichiara che il cambiamento di governo in Ucraina è un colpo di mano illegale, per questo motivo invia le sue truppe in Crimea e invade la penisola. L’annessione, tuttavia, non è riconosciuta e gli Stati Uniti, insieme ad alcuni stati europei, impongono delle sanzioni alla Russia.

Aprile 2014: Inizio degli scontri tra Ucraini e separatisti filo-russi nella zona del Donbass, i separatisti chiedono l’indipendenza delle regioni di Donetsk e Luhansk.

5 settembre 2014: Protocollo di Minsk. Il Gruppo di Contatti Trilaterale sull'Ucraina (composto dai rappresentanti di Russia, Ucraina, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Luhansk) firma un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina orientale. Tuttavia, l’accordo si rivela un insuccesso e gli episodi di violenza continuano.

2015

Febbraio 2015: Protocollo di Minsk II. Gli incontri del gruppo di Minsk in Bielorussia confluiscono in un nuovo accordo, ma neppure questo comporta la fine della violenza nel Donbass. L’Ucraina, di fronte all’annessione della Crimea e ai continui attacchi dei separatisti, appoggiati dalla Russia, dimostra sempre più interesse ad entrare nell'UE e nella NATO.

2016-2017

Cyber attacchi alle infrastrutture ucraine da parte della Russia.

2019

Volodymyr Zelensky viene eletto presidente dell’Ucraina. Nella sua campagna elettorale, Zelensky promette di pacificare i rapporti con la Russia e di mettere fine alla guerra nel Donbass, ma la realizzazione di questi obiettivi viene rallentata dalla decisione di Donald Trump, che blocca gli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti suggerisce a Zelensky di lavorare con Putin per trovare una soluzione al conflitto.

2021

Aprile 2021: La Russia invia circa 100.000 soldati al confine ucraino, apparentemente per delle esercitazioni militari. Nonostante alcuni analisti sostengano che l’invasione sia imminente, Zelensky sollecita la NATO ad avviare la procedura per l’ingresso dell'Ucraina nell’Alleanza. Più tardi, nello stesso mese, la Russia annuncia il ritiro delle truppe, ma una parte di esse rimane ancora al confine.

Agosto 2021: Zelensky incontra il presidente Joe Biden alla Casa Bianca. Biden sottolinea che gli Stati Uniti si impegnano per “la sovranità dell’Ucraina e la sua integrità territoriale di fronte all’aggressione russa”, ma ribadisce che l’Ucraina non soddisfa ancora i requisiti necessari per entrare nella NATO.

Novembre 2021: La Russia rinnova la presenza militare presso il confine ucraino, allarmando gli osservatori occidentali.

Dicembre 2021: Biden, in una telefonata con Putin, informa il presidente russo che un’eventuale invasione dell’Ucraina comporterà un grande prezzo da pagare. Putin pretende una lista di concessioni da parte degli Stati Uniti in cambio della pace; tra queste, chiede che l’Ucraina non venga mai ammessa nella NATO, e che le truppe dell’Alleanza si ritirino dai paesi entrati dopo il 1997.

2022

Gennaio 2022: Un incontro diplomatico tra Stati Uniti, Russia e paesi europei è organizzato a inizio gennaio per gestire la crisi. Il viceministro degli esteri russo rende noto che la Russia non sta progettando alcuna invasione.

26 gennaio: gli Stati Uniti e la NATO rifiutano formalmente la richiesta russa di vietare l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, ma si mostrano disposti a negoziare aspetti minori delle politiche della NATO.

Febbraio 2022:

Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz incontrano Putin nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi. Biden ordina lo spostamento di migliaia di truppe americane verso la Germania, la Polonia e la Romania. La Russia e la Bielorussia danno inizio a una serie di esercitazioni militari congiunte, che comportano il trasferimento di 30.000 soldati russi al confine tra Bielorussia e Ucraina.

11 febbraio: Stati Uniti e Regno Unito avvertono i propri cittadini in Ucraina di lasciare il paese al più presto.

Dalla metà di febbraio i combattimenti in Donbass si intensificano; Putin accusa l'Ucraina di genocidio contro i Russi della regione separatista, quest'ultimo diventerà successivamente un pretesto per l’invasione.

21 febbraio: Putin riconosce l’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Luhansk; invia dunque truppe russe in territorio ucraino come missione di pacificazione. Biden dichiara l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea mettono in atto la prima tranche di sanzioni contro banche e oligarchi russi.

24 febbraio: Putin proclama l’avvio di un'«operazione militare speciale», e l’esercito russo lancia un assalto contro l’Ucraina su vari fronti, nella più grande operazione militare dalla Seconda Guerra Mondiale.

(fonte: https://text.npr.org/1080205477)