Virgiliani alle Nazioni Unite


24 marzo 2022, un gruppo di poco meno di 40 ragazzi, accompagnati dal dirigente scolastico Carmen Giovanna Barbieri e dalla docente di lingua inglese Francesca Fara, è partita dal Liceo Virgilio per trascorrere una settimana a quasi 7000km da casa. La motivazione?

Prendere parte, insieme a giovani provenienti da tutto il mondo, a una simulazione dei lavori delle Nazioni Unite, con il compito di rappresentare la delegazione di un Paese e affrontare un problema di attualità.

L’impatto delle armi nucleari, la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+ e lo sviluppo sostenibile sono solo alcuni tra i temi delicati con cui noi ragazzi ci siamo dovuti confrontare.

Durante i tre giorni di lavoro abbiamo dovuto abbattere le nostre insicurezze sostenendo idee e proposte davanti a un pubblico di studenti pronto a stringere alleanze, a patteggiare accordi, per poi arrivare ad una risoluzione scritta che riassumesse il nostro lavoro. Il tutto, ovviamente, in lingua inglese.

Mi pare addirittura di riassumere un’esperienza fuori dalla mia portata, quasi troppo grande per essere affrontata. In realtà, l’avventura che ho vissuto insieme ai miei compagni mi ha convinta a dare ragione a Gandhi (a cui sono certa interesserà il mio punto di vista) quando dice che il futuro dipende da ciò che facciamo oggi.

Volare a New York e collaborare con ragazzi pieni di vita e volti al futuro ha rappresentato un grande passo verso la nostra completa responsabilizzazione, ci ha permesso di comprendere che siamo NOI i protagonisti del nostro futuro e che abbiamo il compito di contribuirvi in modo attivo.

E poi, vogliamo parlare di come ci si sente ad essere catapultati alla Grande Mela quando si viene dalla nebbia della Pianura Padana?

New York mi ha fatta sentire grande ed energica, oltre ad offrirmi numerosissime opportunità culturali.

Nel corso dei quattro giorni di visita della città ci siamo sentiti invincibili in cima all’Empire State Building, abbiamo assaporato arte proveniente da tutto il mondo al Metropolitan Museum, siamo stati risucchiati dagli effetti speciali dei musical di Broadway, abbiamo mangiato male, questo devo ammetterlo, e abbiamo bevuto poca acqua perché in America evidentemente non esiste, ma ce la siamo spassata.

Quando ci siamo riuniti per la partenza il timore e l’imbarazzo erano evidenti. Effettivamente, eravamo un gruppo di sconosciuti che si erano incrociati qualche volta nei corridoi, ma dopo qualche ora la timidezza era già svanita, sovrastata da cori da autobus abbastanza ignoranti e dall’emozione di condividere un’esperienza così intensa. 

Per concludere in bellezza, siamo tornati a casa con X (non ricordo il numero preciso) menzioni d’onore per il nostro lavoro e una menzione alla scuola come “best large delegation” in quanto ci siamo distinti per l’attiva partecipazione durante le simulazioni.

Vorrei ringraziare personalmente tutti coloro con cui ho condiviso questo viaggio, in primo luogo la dirigente e la prof.ssa Fara, i miei amici newyorkesi e i tutor che ci hanno accompagnati in quest’avventura.

Irene Ferri, 5CL